Nella società odierna, oramai ripetitiva e ipocrita in quanto abbondantemente decadente, in mancanza di altri nemici individuato ci si ricicla su argomenti già "collaudati", ripetendo le solite solfe di sempre: la shoà, la solidarietà, le adozioni, i diritti dei "diversi"... Tutti argomenti che, qualora abusati, tendono a servire da sparring partner per istituzioni e personaggi in cerca di rinnovo di visibilità. La criminalità (organizzata o meno) è uno di questi argomenti.
Non che stigmatizzarla non sia doveroso: occorre, però, evitare di cercare la captatio benevolentiae al punto da finire per impelagarsi in un ginepraio di problematiche che possono far risaltare, di contro, fattori molto più ingrati e basilari di quel che, superficialmente, si fa credere di stigmatizzare.
Finora il nuovo papa si è distinto per l'ottemperare alla necessità di voler fornire della Chiesa un volto meno incline a porgere il fianco ai detrattori: a chi addita una Chiesa proterva, reazionaria, ingerente, corrotta, perennemente affamata di beni terreni, "papa Francesco" ha contrapposto la "ricetta" di dichiarazioni prevalentemente buoniste, apparentemente "rivoluzionarie" (ogni nuovo papa è sempre "rivoluzionario", così come ogni predecessore è sempre un "santo"...), in inviti (inascoltati) alla "povertà della Chiesa", alla pubblicazione dei conti dello IOR (mai avvenuti)...
A quanto pare, però, non sempre è possibile mantenere una falsariga di "rinnovamento": ogni tanto, questo papa "innovativo" (ricordiamolo: gesuita...) "insegna" ancora che il diavolo esiste, che non si deve scendere a patti con lui (!) e che i mafiosi debbono pentirsi se non vogliono finire all'inferno.
Ora, egregio Bergoglio, lasciamo stare il discorso sul diavolo, perché non ho voglia di ridere: specie considerati gli argomenti successivi. E diciamo che sia normale che tu inviti alla conversione: per tuo "mestiere", potresti mai istigare all'odio? No: l'odio è il frutto di equilibri "accorti", di un sistema "elastico" di cui le religioni sono essenziali "contropesi"...
Vedi, di norma i malavitosi sono ognora delle "persone" molto osservanti: forse più di qualsiasi altro vostro fedele. Portano crocione al collo, "vivono" in covi tappezzati di santi e santini, leggono la Bibbia, fanno ingenti donazioni alle vostre parrocchie: addirittura, molti di loro si confessano dopo ogni malefatta.
D'altronde, tanta buona volontà riceve senza indugio degna contropartita: parecchi dei vostri preti, monaci et similia, spesso li proteggono ed ostentano come "buoni fedeli", meravigliandosi del fatto che si trattasse di malavitosi quando la Legge ne acciuffa qualcuno! E com'è strano anche che molti di loro, una volta assicurati alla giustizia, dicano d'essersi convertiti grazie all'aver "recuperato la retta via"! Grazie all'aver letto proprio quei "libri sacri" che evidentemente leggevano anche prima, quando ne facevano di cotte e di crude! Sono gli stessi libri: solo che adesso li leggono "meglio", complici anche le "spiegazioni" di qualche prete carcerario.
Vedi, caro primo cittadino (vaticano): il problema non è che siano osservanti né che razzolino male. Che sia credente o meno (comodo, vero? Comodo dire che chi delinque debba per forza di cose aver smesso di credere, in princìpi che evidentemente sono tanto labili quanto fallaci!), il "criminale organizzato" è un limitato che si crede superiore a chiunque altro, in quanto per lui vengono prima gli "affari" e poi i "peccati".
Dicevamo, il problema, caro Bergoglio, non è tanto la mafia: che non è la causa, bensì un effetto, sistemico ed endemico di un ben preciso territorio. E lasciamo stare le organizzazioni criminali straniere che sono frutto di altri fattori e d'altre culture: parliamo di quelle di stampo "latino" o comunque floride nei luoghi in cui il cristianesimo l'ha fatta da padrone in tutte le sue varianti. Parliamo di quelle balcaniche, iberiche, centramericane... Tra le più efferate al mondo.
Il vero problema, egregio "infallibile", è l'ignoranza. Perché è l'ignoranza a cagionare l'insorgenza di cose come le mafie: un'ignoranza contro il cui muro hanno sbattuto anche quei "preti antimafia" in vena di strani eroismi, che una società senza speranza nè autocritica manda in scena come "martiri per la fede", ma che dovrebbe chiamare "martiri di me stessa".
L'ignoranza consiste, nel caso specifico, nel credere in cose assurde: proprio come quelle che continuate a predicare tu e i tuoi "minions" sparsi un po' ovunque per il globo. L'ignoranza è dire che esiste il "diavolo". L'ignoranza è minacciare l'inferno come estrema punizione per chi perpetra crimini perché ha il suo "cervello" è sintonizzato soltanto all'ammasso dei piaceri di questo mondo. E l'ignoranza è pretendere addirittura che ti ascoltino senza ragionare sulla plausibilità di quanto vai affermando!
Ed è forse per questo motivo che ti sei ben guardato dall'accogliere un qualche dubbio in merito alla storiella di "Gesù di Nazareth": che è "verità assoluta" per te come per tutti i tuoi antesignani. Questa è l'unica innovazione che ben vi guarderete dal diffondere: perché è proprio quella da cui dipende la struttura di una società di illusioni, madre anche del malaffare che proprio voi dite di voler combattere (con le parole: mentre c'è chi rischia e ha rischiato con i fatti). Perché stai sicuro che dove sussisterà la verità, non sussisteranno mafie né tanto altro.
Pensaci: il bene non lo si compie andando in giro con la tua utilitaria a fare la carità con quattro spiccioli. Il bene è insito nella responsabilità di saper dire "io so come stanno veramente le cose".
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